te ne andavi una mattina quando ti si ruppe il mezzo, commosso al centro guardasti e passò il rude buono, il ma anche, il dovunque e l’ora e sempre, l’ape nana che inquina, il magma che ammala, la mano che stira quella che tira, il boia che balla, il re con la gonna, i lasciapassare e pensasti che fare
quel che conta non era pensare, stare in ammollo, tornare
i piedi toccavano asfalti schiariti, lì dove passarono altri smezzati prima delle patenti e del bitume di giudea nero di pece
vedesti e anche ora lo fai spine dorsali tremolii e rossori e tutta la fatica di essere
confondere
ché tutti cadremo dalla stessa barca
con o senza cashmere, zecche e kameraden, destre sociali e radicali mancini, bigiotterie politiche e vere trans partito, guance gonfie di ipse dixit che mai sputano, speranzosi responsabili dell’illusione necessaria o utili voti a seconda, non allineati squadrati, quadri e cornici, cimici e talco