Ho messo in vetrina un po’ di versi,
frasi impastate e lievitate molto
che appena cotte hanno acquistato colore
pur con una forma un po’ sbilenca.
Ho aperto quindi bottega questa sera
e qualche passante ha chiesto a me notizie
di quella massa che non sembra sfami
le pance bianche degli intenditori.
e sì, biscotti profumati, l’impasto ci ha impegnato così tanto che non riusciamo a nutrircene neanche noi.
Ciao Antonio,
certe volte licenzio poesie licenziose non per contenuto ma per atteggiamento e mi sento un pò snob, ma se non me la tiro più di tanto, va bene così com’è venuta la poesia.
Vincenzo
non era un’accusa di snobismo ma una conclusione desolata sulle attività che ci impegnano tanto.
e poi questa poesia è davvero molto bella, come quelle che ho letto finora del resto.
grazie Antony
Molto bella, Enrico. Ironico e vero quel “ha chiesto a me notizie”, una volta in vetrina sono tanto del pasticcere quanto del passante…
a presto
abele
scusami Vincenzo! spero di non averti chiamato altre volte Enrico, mi sa che sto cominciando a perdere colpi 🙂
ab
Ciao Abele,
è vero la pubblicazione ha un pò l’effetto della spropriazione da ciò che si scrive, pur continuando a esserci il punto di riferimento con l’autore-panettiere.
A presto.
Vincenzo
Dolce sinestesia.
Forse poetare può essere universale come la bontà del profumo del pane…
e credo che esistano tanti modi di poetare quante le teste di ognuno di noi umani, parafrasando Tolstoj in Anna Karenina.
Grazie.
Vincenzo